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Beneficio Piazza, Imer, 1829 maggio 29 - 1952 settembre 5 - Ente

 

Tipologia

Ente

 

Forma autorizzata del nome

Beneficio Piazza, Imer, 1829 maggio 29 - 1952 settembre 5  Linked Open Data: san.cat.sogP.93851

 

Altre denominazioni

Beneficio Piazza

 

Tipo ente

ente della chiesa cattolica

 

Descrizione

La famiglia Piazza aveva un ruolo importante nella comunità di Imer, discendeva da Benedetto da Pergine, di origini modeste, trasferitosi a Primiero nel 1619 in qualità di agente del priorato di San Martino di Castrozza, e vantava tra i suoi membri avvocati e notai, cancellieri, vicari e giudici oltre a molti sacerdoti e religiosi (1). Secondo quanto sosteneva il parroco di Fiera nel 1829 la famiglia Piazza era molto influente al punto che il primo curato di Imer don Carlo Piazza, forte della protezione della famiglia, si sarebbe permesso di arrogarsi diritti che spettavano al parroco di Fiera (2). Don Antonio Piazza, considerando la situazione in cui si trovava la popolazione di Imer, alla quale non sempre si riusciva a garantire la presenza costante di un sacerdote primissario per la cura d'anime, il 29 maggio 1829 con una donazione "inter vivos" lasciava alla popolazione la somma di 4000 fiorini abusivi, con indicazioni che questa venisse impegnata e che gli interessi fossero utilizzati per pagare il mantenimento perpetuo di un sacerdote secondario, che avrebbe dovuto assolvere a dei precisi doveri, oltre ai quali non poteva essergli chiesto null'altro. La somma veniva destinata unicamente a questo scopo, ogni altro uso da parte dei curati, del comune o da enti privati avrebbe reso nulla la donazione e il denaro sarebbe tornato agli eredi Piazza. Il sacerdote secondario, che poi avrebbe avuto il titolo di cooperatore, aveva l'onere di celebrare la messa prima nei giorni festivi nella chiesa di Imer, pregando ad ogni funzione per il benefattore Antonio Piazza sia mentre egli era in vita, sia dopo la sua morte (3). Gli orari della messa feriale venivano demandati alla scelta dei fedeli beneficiati di Imer. Il secondo sacerdote doveva garantire le confessioni nei giorni festivi, all'occorrenza nei giorni feriali e attendere alle confessioni degli infermi, se richiesto. Il cooperatore avrebbe dovuto inoltre assistere il curato in tutte le solennità e le festività e recitare il rosario dal primo giorno di Quaresima fino a metà del periodo quaresimale. Spettava inoltre al cooperatore di sostituire il curato, qualora egli fosse stato impedito da affari urgenti o improrogabili, e solo in quel caso. Era nei suoi diritti anche rinunciare al suo impegno, ma con congruo anticipo, per non creare difficoltà al curato. Alloggio decente, mobili e un orto da coltivare avrebbero dovuto essere forniti dalla comunità di Imer, mentre il sostegno economico veniva garantito dal fondo messo a frutto; oltre a questo al cooperatore spettavano le elemosine per gli anniversari e per la celebrazione delle messe a suffragio delle anime purganti e infine gli veniva riconosciuto il diritto della questua annuale. Il 2 ottobre 1829 Antonio Piazza stilava il suo testamento. Il 2 dicembre 1831 l'Ordinariato vescovile rendeva note alcune aggiunte che erano state fatte al testamento, con il quale don Piazza lasciava alla chiesa parrocchiale di Primiero il suo calice, le ampolle e il bacile, alla chiesa di Mezzano i suoi paramenti liturgici ricamati in oro e alla chiesa di Sagron la somma di 100 fiorini per la celebrazione di un anniversario. Lasciava inoltre alla chiesa di Imer la somma di 600 fiorini abusivi con l'obbligo di una messa cantata "de Requiem col notturno avanti e coll'esequie infine e colla raccomandazione al popolo di un Pater ed Ave" (4). Il legato Piazza rappresentava un onere impegnativo per la curazia di Imer, dato che il secondo sacerdote avrebbe dovuto celebrare più di cinquanta messe festive annuali, che sarebbero state pagate con la rendita dei 4000 fiorini. La sua nomina poi spesso tardava ad arrivare tanto che, a partire dagli anni Ottanta dell'Ottocento, i curati di Imer cominciarono a chiedere di incassare la somma che sarebbe spettata al cooperatore dal momento che, nei periodi in cui questo non era stato nominato, essi stessi si accollavano gli oneri a lui spettanti (5). Le disposizioni legatarie non persero valore nel passaggio da curazia a parrocchia, ma la nomina del cooperatore era per lunghi periodi una pratica saltuaria, con lunghi tempi di attesa e sacerdoti che svolgevano il loro compito per periodi brevi. Nel 1947 don Guido Polo, parroco di Imer, scriveva alla Sacra Congregazione del Concilio chiedendo ed ottenendo una sanatoria per le messe del legato Piazza per gli anni 1944-1946, lamentando una perdita di valore del capitale fruttante a causa dei prestiti di guerra e una successiva svalutazione del capitale al cambio della moneta. Questi problemi si sarebbero verificati anche negli anni successivi finché, con autorizzazione vescovile del 5 settembre 1952, la parrocchia veniva sciolta dagli oneri del legato Piazza; la curia assumeva l'intera dotazione del beneficio e la passava alla massa delle messe affrancate, che andava a finanziare le messe "pro piis fundatoribus".

 

Sistema aderente

Sistema informativo degli archivi storici del Trentino-AST

 

URL Scheda provenienza