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Legati pii, Storo, - Ente

 

Tipologia

Ente

 

Forma autorizzata del nome

Legati pii, Storo, [1871] - 1986  Linked Open Data: san.cat.sogP.91448

 

Altre denominazioni

Legati pii

 

Tipo ente

ente della chiesa cattolica

 

Descrizione

L'amministrazione dei cosiddetti "Legati pii" (Bizer, Coghi, Canella e Scarpari) passò variamente nel corso degli anni sotto la responsabilità dei rappresentanti della chiesa e di quelli del comune, recando immancabilmente lacune nella gestione del patrimonio dei legati. Nel 1871, per ordine della Giunta Provinciale in accordo con quanto già stabilito dalla Curia di Trento, il comune di Storo venne incaricato della loro amministrazione per la durata di un decennio a cominciare col 1871; dal 1881 circa essa passò alla fabbriceria della chiesa. Con decreto vescovile del 18 luglio 1909 l'amministrazione dei legati fu unita con quelle del beneficio Giovanelli, del beneficio Scalabrini, anche se solo dal 1934 l'Ordinariato decretò l'unione patrimoniale dei cosiddetti "Legati pii" per il motivo che essi avevano identico scopo (1). In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986, l'ente "Legati pii di Storo" è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di San Floriano con sede in Storo. LEGATO COGHI Martino fu Giovanni Coghi di Storo, con testamento datato 23 febbraio 1668 (2), istituì un legato di due messe alla settimana nella chiesa di Storo. Dispose inoltre, alla morte della moglie Domenica, l'aumento del lascito per istituire un beneficio destinato ad un sacerdote per assistere al coro della chiesa nei giorni festivi. Quest'ultima disposizione fu annullata dal codicillo seguito il 29 febbraio (3). Il testatore riservò il diritto di patronato ai propri discendenti e venendo questi a mancare, alla comunità di Storo. L'atto di fondazione del legato fu redatto il 28 febbraio 1860 (4); alla sua stesura risultano presenti il decano di Condino, il curato di Storo e un consigliere comunale quali rappresentanti del legato e due membri della Congregazione di carità quali patroni del legato stesso. Ne assunse l'amministrazione il beneficiato don Giovanni Scarpari, che si obbligava di celebrare o far celebrare le messe e prometteva di prestarsi ad ascoltare le confessioni in tutte le domeniche e feste dell'anno. Egli doveva rendere conto della propria gestione ogni anno alla Congregazione di carità di Storo, che accettava il diritto di patronato della fondazione. Il curato di Storo poteva disporre della messa festiva. LEGATO BIZER Nell'atto di fondazione steso il 28 febbraio 1860 risultano presenti il decano, il curato, un consigliere comunale e don Giovanni Scarpari, amministratore e beneficiato del pio legato. In esso si dichiara che "da tempo immemorabile esiste in Storo un Pio legato di messe iuxta proventum fondato dal fu Giovanni Bizer di Storo" (5). Il testamento non è mai stato trovato, ma il legato esisteva già dal 1840 come affermava lo Scarpari che già dal maggio di quell'anno diceva di beneficiarne. Si dovevano celebrare tante messe quante ne permettevano i ricavi dal patrimonio investito. L'amministratore doveva presentare al curato locale ogni anno il resoconto della propria gestione, che a sua volta veniva sottoposto alla revisione dell'arciprete. LEGATO SCARPARI Don Giovanni Scarpari di Storo il 14 gennaio 1745 istituì nella chiesa curata di San Floriano un legato missario; il 19 dicembre 1757 dispose un ulteriore lascito con l'obbligo per il sacerdote beneficiato di celebrare le messe prescritte e "insegnare fino la gramatica et anco qualche cosa di più se occorresse ad uno o due giovani del ceppo o discendenza Scarpari" (6). Per disposizioni superiori lo studio privato fu proibito e non fu più possibile adempiere a quell'obbligo. Il 17 novembre 1841 fu esteso, per regolarizzare il legato, il formale documento di fondazione (7): erano presenti l'arciprete, il curato di Storo, il beneficiato don Salvatore Scarpari, il capo comune e il signor Domenico Scarpari quali rappresentanti del legato stesso. Nel documento si stabilì di far celebrare tante messe quante lo permettevano le rendite annuali e si impose al beneficiato l'insegnamento della grammatica ad un giovane della famiglia Scarpari. Venne anche stabilito che qualora non vi fosse stato un sacerdote beneficiato, la cifra stabilita per l'istruzione grammaticale sarebbe comunque stata corrisposta allo studente discendente dalla famiglia Scarpari. Il beneficiato o i suoi amministratori erano tenuti a render conto annualmente della gestione del legato al curato locale che a sua volta doveva sottoporre la revisione del conto all'arciprete. LEGATO CANELLA Legato missario lasciato da Andrea Canella "non esiste né il di lui testamento né l'istrumento di fondazione" (8).

 

Sistema aderente

Sistema informativo degli archivi storici del Trentino-AST

 

URL Scheda provenienza