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Curazia del Sacro Cuore di Gesù, Sopramonte (Trento), 1672 - 1854 luglio 24 - Ente

 

Tipologia

Ente

 

Forma autorizzata del nome

Curazia del Sacro Cuore di Gesù, Sopramonte (Trento), 1672 - 1854 luglio 24  Linked Open Data: san.cat.sogP.91046

 

Altre denominazioni

Curazia del Sacro Cuore di Gesù

 

Tipo ente

ente della chiesa cattolica

 

Descrizione

Sopramonte si trova a ovest della città di Trento, oltre lo stretto passaggio detto "Bus de Vela", sulle pendici settentrionali del Monte Bondone. Il primo nucleo abitato sorto nel territorio dell'attuale Sopramonte ebbe il nome di Ovéno, termine che rimase in uso solo fino al secolo XIV (1). Dal punto di vista ecclesiastico Sopramonte fu sempre legata all'antica pieve, la 'plebs Supramontis' che aveva come centro il villaggio di Baselga (2) con la chiesa di S. Maria, la cui la prima attestazione risale alla bolla di papa Lucio III dell'anno 1183, che confermava le 'possessiones' del monastero di San Lorenzo presso Trento (3). Si ha notizia che nel 1205 il territorio corrispondente all'antica pieve di Sopramonte costituiva anche un'unica comunità economico-amministrativa detta precisamente 'Sopramonte' composta dalle ville di Ovéno, Cadine, Vigolo, Baselga, Sardagna, Terlago e Covelo (4). Con l'andare del tempo dalla matrice di S. Maria si staccarono delle cappelle sorte nei vari villaggi: a Vigolo sorse la chiesa di S. Leonardo, a Cadine quella di S. Elena e a Ovéno quella di S. Valentino. Il documento più antico in cui troviamo nominata la chiesa di S. Valentino è il testamento di un certo Bonaventura detto Zentil, figlio di Vivando di Baselga, datato 12 giugno 1365. Nel documento, trascritto nel secolo XVI dal pievano don Cristano Durckhainer su un urbario della chiesa di S. Maria, si legge infatti che il testatore dispone a titolo di legato in suffragio della sua anima una 'galeta' di olio per l'illuminazione della chiesa di S. Valentino di Ovéno nel giorno di Ognissanti (5). Fino al secolo XVII (6) nella chiesa di S. Valentino non c'era un sacerdote stabile per la cura d'anime, ma solo saltuariamente vi si recavano sacerdoti mandati da Baselga per celebrare la messa. In seguito la popolazione di Sopramonte potè contare su un cappellano che tuttavia rimaneva soggetto al parroco di Baselga. Come le altre comunità della pieve anche Sopramonte doveva contribuire al mantenimento della chiesa madre con una somma di 10 troni commisurata al numero di nuclei familiari. L'anno 1637 venne stipulata una convenzione (7) che prevedeva l'obbligo da parte della comunità di Sopramonte di provvedere a un congruo sostentamento per il proprio sacerdote; il parroco di Baselga doveva contribuire ogni anno al curato pro tempore 16 staia di frumento, come ricompensa per quelle incombenze che ora erano a carico del cappellano di Sopramonte. Dietro espressa richiesta della comunità, che adduceva come motivazioni i disagi causati dalla lontananza dalla matrice e allo scopo di poter provvedere direttamente alla cura spirituale di una popolazione in continuo aumento, il 16 luglio 1697 il principe vescovo di Trento Giovanni Michele Spaur, in visita pastorale, concesse la facoltà di erigere il fonte battesimale nella chiesa di S. Valentino (8). A tale concessione vennero però poste alcune condizioni (9): il parroco veniva liberato dal contributo di frumento, mentre la comunità di Sopramonte manteneva l'onere di corrispondere al parroco ogni anno il Sabato Santo 10 troni in segno di riconoscenza. Il sacerdote di Sopramonte aveva tra i suoi doveri quello di portarsi a Baselga ad assistere il parroco nella celebrazione delle funzioni di Natale, Corpus Domini, Sabato Santo, Pasqua e Pentecoste. Al curato, eletto dalla regola dei vicini, vennero affidati dei compiti più ampi e definiti, stabiliti da un preciso contratto che prevedeva, tra l'altro, la celebrazione della messa nei giorni festivi e, se possibile, anche in quelli feriali, il compito di insegnare la dottrina cristiana ai fanciulli e agli adulti, nonchè nei mesi invernali quello di insegnare ai ragazzi a leggere e a scrivere "mediante però la consueta mercede" e a patto che ogni fanciullo portasse la legna per il riscaldamento della canonica adibita anche a scuola (10). In conseguenza degli oneri per la concessione del fonte battesimale sorsero fin da subito delle contestazioni da parte della comunità di Sopramonte e i vari tentativi messi in atto tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII secolo per giungere ad una soluzione furono ogni volta interrotti. Solo nel 1724 per volontà del parroco di Baselga don Francesco Rizzi si giunse ad un accordo che riduceva gli obblighi della comunità verso il parroco a due troni e tre carentani "per li santi ogli" e di contro imponeva al parroco un contributo di quattro staia di frumento (11). L'accordo non pose però fine ai pretesti per incrinare i rapporti tra Sopramonte e Baselga. Nel 1728 infatti il curato di Sopramonte intentò una causa contro il parroco per la suddivisione delle elemosine raccolte nelle funzioni tenute nella chiesa e nel cimitero di Sopramonte il giorno di Ognissanti (12); ancora nel 1769 la comunità di Sopramonte inviò al principe vescovo di Trento una protesta per il mancato rispetto da parte del parroco dei precedenti accordi (13)...

 

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