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Opera pia orfanotrofio maschile di Cotignola - Ente

 

Tipologia

Ente

 

Forma autorizzata del nome

Opera pia orfanotrofio maschile di Cotignola  Linked Open Data: san.cat.sogP.67279

 

Data di esistenza

1686 - 1983

 

Sede

Cotignola

 

Descrizione

Fu istituito nel 1686 con il testamento del canonico Tommaso Grandi del 7 giugno 1686, a rogito del notaio Antonio Cesti di Cotignola, che lasciò una possessione, un podere, un capitale di beni e la sua casa in cui dare sede all'ospizio per accogliere i giovani maschi orfani di entrambi i genitori della terra di Cotignola. Come amministratrice fu chiamata dal testatore la Confraternita della concezione, che in pochi anni sistemò la casa per accogliere gli orfani. Altri benefattori furono il sacerdote Giuseppe Randi, che lasciò un podere (testamento del 6 aprile 1716, a rogito del notaio Carlo Pignattini di Faenza); Ricci Domenico, testamento del 7 settembre 1867 a rogito del notaio Lorenzo Rossi di Lugo; don Antonio Testi, con testamento del 1721 a rogito del notaio Girolamo Saverio Azzaroli di Lugo; Margherita Randi, vedova di Domenico Randi, che lasciò la sua intera eredità (testamento del 28 maggio 1883, accettata nel 1887; cfr. Biblioteca comunale di Cotignola, Archivio della Congregazione di carità di Cotignola, <em>Carteggio,</em> <em>Carteggio amministrativo. Titolario "tabella B"</em>, 1887, tit. III, rub. 1, b. 100). L'istituto era condotto da un rettore, che era anche l'economo interno, ed era gestito da una famiglia che si occupava dei servizi. Nel "Capitolato del rettore" ([1862], copia di quello del primo settembre 1857) si legge che "... al rettore era affidata l'educazione religiosa e morale, l'istruzione scolastica e a un mestiere degli orfani ...". Il 1° marzo 1808 l'orfanotrofio fu concentrato sotto l'amministrazione della locale Congregazione di carità d'istituzione napoleonica (decreto reale del 21 dicembre 1807). Nel 1815 passò sotto la tutela vescovile diocesana, con la Restaurazione, sotto la quale rimase fino al 1859, quando in seguito alla legislazione del Governo provvisorio delle Romagne (decreti del 25 luglio e del 19 agosto 1859) e del Regno di Sardegna (legge del 20 novembre 1859 e regolamento del 18 agosto 1860), fu restaurata la tutela governativa. Fu poi annesso alla Congregazione di carità dello Stato italiano (istituita con la legge del 3 agosto 1862, n. 753) con regio decreto del 19 luglio 1863. Lo statuto organico dell'orfanotrofio fu deliberato dalla Congregazione il 9 novembre 1864 e sancito dal re con dercreto del 7 marzo 1865. Nello Statuto si legge che: scopo dell'istituto era di ospitare, accudire ed istruire orfani maschi di entrambi i genitori, i quali genitori dovevano aver abitato in Cotignola per almeno 10 anni; gli orfani erano ammessi dai 6 ai 14 anni e dimessi ai 20 anni; il prodotto dei lavori degli orfani restava a loro per metà. Nel 1872, in base al R.D. del 17 marzo 1872, che teneva in conto delle deliberazioni della Congregazione di carità di Cotignola del 22 maggio 1871, del consiglio comunale di Cotignola del 23 ottobre 1871 e del parere favorevole del Consiglio di stato del 27 febbraio 1872, i cinque orfani ospitati presso l'orfanotrofio furono trasferiti presso l'orfanotrofio maschile di Faenza per insufficienza di risorse, e lì mantenuti con le rendite del legato del fondatore (cfr. Biblioteca comunale di Cotignola, Archivio della Congregazione di carità di Cotignola, <em>Carteggio,</em> <em>Carteggio amministrativo, Titolario "tabella B"</em>, 1871-1872, tit. III, rub. 1, bb. 91-92). Il pio istituto subì le stesse vicende normative della Congregazione di carità che l'amministrava, in particolare divenendo istituzione di pubblica assistenza e beneficenza in base alla legge del 17 luglio 1890, n. 6972. Poco dopo fu emanato un nuovo regolamento dell'istituto (16-17 luglio 1890), seconda stesura di quello approvato dalla Congregazione il 28 dicembre del 1868, ma non dal regio commissario. Le principali modifche rispetto allo statuto del 1864-1865 riguardarono la possibilità d'ammissione di orfani anche solo di uno dei due genitori, con precedenza però per gli orfani di entrambi e per i più miserabili; un orfano caginevole di salute non poteva essere ammesso, ma si passava una piccola sovvenzione a una famiglia di parenti disposta ad accoglierlo; come impiegati erano previsti un direttore, un maestro, un inserviente e un direttore spirituale. In seguito alla legge del 3 giugno 1937, n. 847, istitutiva di un ente comunale di assistenza (E.C.A.) in ogni comune e anche a Cotignola, l'orfanotrofio maschile fu decentrato in amministrazione autonoma con tutte le altre istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (II.PP.AA.BB.) di Cotignola che avevano "... fini diversi dall'assistenza generica, immediata e temporanea, come ospedali, ricoveri di vecchi ed inabili, orfanotrofi, ecc." (art. 8), andando a costituire le Opere pie raggruppate (OO.PP.RR.) di Cotignola insieme all'orfanotrofio femminile, all'ospedale Testi e all'opera pia Zarabbini, in base al regio decreto legge del 16 giugno 1938, n. 1168. Nel censimento condotto dall'Istituto dei beni culturali della Regione Emilia-Romagna nel 1980 l'istituto non risultava attivo. Il consiglio comunale di Cotignola con le delibere del 9 ottobre 1980, n. 294, e del 29 luglio 1981, nn. 225-226, espresse un parere sull'assoggettabilità a liquidazione di tutte le opere pie di Cotignola, sia quelle che definite "ex ECA" che quelle "ex OO.PP.RR.", di quest'ultime faceva parte anche l'orfanotrofio maschile, decretando che tutte fossero assoggettate a liquidazione, in attuazione del D.P.R. del 24 luglio 1977, n. 616, e ai sensi dell'art. 5, comma 1 della legge regionale dell'8 aprile 1980, n. 25. L'opera pia fu soppressa nel 1983 con decreto del presidente della Regione Emilia-Romagna e tutto il suo patrimonio passò al Comune di Cotignola ("beni, rapporti giuridici, carteggi e documenti"); infatti, il consiglio comunale di Cotignola ne approvò il consuntivo del 1983 con le delibere nn. 344-347 del 5 ottobre 1984. Nel 1985 il consiglio comunale di Cotignola stabilì che gli avanzi d'amministrazione dell'opera pia fossero utilizzati come contributo per la casa di riposo di Cotignola, opera pia Tarlazzi (delibera del 31 gennaio, n. 18).

 

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