Forma autorizzata del nome
Ospedale di San Bartolomeo l'Incurabili di Palermo, Palermo, sec. XIV - 1826
Ospedale di San Bartolomeo di Palermo, Palermo, sec. XIV - 1826
Ospedale di San Bartolomeo di Palermo
Ospedale di San Bartolomeo l'Incurabili di Palermo
Tra tutti i piccoli ospedali cittadini, che all'atto della sua fondazione andarono a confluire nell'Ospedale grande e nuovo di Palermo, l'Ospedale di S. Bartolomeo è senz'altro quello che ha rivestito una importanza maggiore. L'operato dell'Ospedale di S. Bartolomeo non si limitava, infatti, solo ed esclusivamente alla cura dei malati ma svolgeva anche compiti di assistenza e beneficienza nei confronti di pellegrini ed indigenti. Come per la maggior parte degi ospedali che soppravvivevano grazie ai lasciti testamentari di nobili generosi, anche l'Ospedale di San Bartolomeo si reggeva in virtù delle generose offerte elargite a suo favore e principalmente grazie ai proventi del "feudo della Lachia" (Casteldaccia), donatogli dal giureconsulto palermitano Gerardo Medico nel 1347. Nel 1533 il Senato palermitano ordinò di trasferire tutti i malati sofferenti del cosidetto "mal francese" o "morbo gallico" (la sifilide) nei locali del San Bartolomeo ritenendoli più idonei per "svaporare l'aere nocivo". Da allora l'amministrazione del San Bartolomeo venne separata da quella dell'Ospedale grande e nuovo cui andarono anche, per la cura degli "incurabili", i proventi dell'Ospedale di San Giovanni dei Lebbrosi. Ma l'affrancamento dall'Ospedale grande e nuovo constò al San Bartolomeo il feudo della "Lachia". Nel 1693, infatti, l'Ospedale perse tutti i suoi possedimenti in cambio di propri rettori ed ospedalieri, mantendosi solamente grazie a nuovi benefattori. L'attività ospedaliera...
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