L'obbligo perentorio della conservazione del materiale archivistico era stato imposto da Sisto V con la Costituzione Solicitudo pastoralis officii, del primo agosto 1588. Il Papa ordinava che le carte di tutti i luoghi e delle istituzioni dello Stato ecclesiastico dovevano essere custodite negli archivi.
Il Capitolo della Cattedrale, nella riunione del 25 giugno 1649 si pose il problema di esaminare se uno dei canonici dovesse essere nominato archivista; fu eletto come archivista Giovanni Carlo Valentini.
Da un appunto, conservato nell'Archivio capitolare, si apprende che «l'Archivio Vescovile di Rieti fu distrutto da un incendio nella prima metà del sec. XVI».
Allo stato attuale delle ricerche, risulta che i documenti più antichi risalgono al 1542, con il fondo «Acta civilia», e al 1549, con il fondo «Visite pastorali».
È doveroso ricordare l'alacre impegno, per gli archivi, di insigni vescovi reatini. Il primo vescovo che si preoccupò di applicare il dettato del concilio di Trento,
nelle costituzioni sinodali del 1566, fu il cardinale Marco Antonio Amulio. Il vescovo che dettò norme organiche specifiche per la conservazione del materiale archivistico, sia della Curia, sia dei capitoli della cattedrale e delle chiese collegiate, che delle parrocchie, dei monasteri, degli ospedali, dei monti di pietà, delle Confraternite e degli luoghi pii, in applicazione del Concilio di Trento e delle disposizioni pontificie, fu Giorgio Bolognetti, autore del sinodo del 1645, nel quale,
dopo avere stabilito, in ogni particolare, i criteri per la tutela dei documenti, ingiungeva: «Ideoque Archivia, ubi non sunt instituantur».
Non possiamo tacere, infine, della funzione degli Archivi nelle scelte pastorali del vescovo scalabriniano Massimo Rinaldi.
Il vescovo «Scriveva ai sacerdoti, nella circolare a stampa dell'11 febbraio 1938: <<Un altro provvedimento veramente urgente è che ogni Parrocchia abbia il suo archivio parrocchiale e vi siano conservati non solo i Registri, ma tutti i documenti e gli atti parrocchiali, compresi quelli relativi alla proprietà parrocchiale.
Torno a raccomandare di scrivere o di aggiornare la storia di ciascuna Parrocchia, materiale e morale, come meglio si potrà, e conservarla nell'archivio, unitamente ai vari questionari parrocchiali ordinati dalla S. Sede, ovvero dall'Ordinario Diocesano»