L'Archivio vescovile esiste da tempo immemorabile e attraverso i secoli si è andato arricchendo di molteplici documenti e d'innumerevoli carteggi d'incalcolabile valore storico.
Le carte dell'Archivio Vescovile sono la testimonianza unica, viva, autentica, genuina ed originale non solo della vita religiosa della Città e della Diocesi di Senigallia, ma anche, in gran parte, della stessa vita cittadina e civile delle varie popolazioni locali, la quale in quella religiosa s'innerva e sviluppa, come in terreno proprio, idoneo e fertile.
Le carte esistenti nell'Archivio, naturalmente, sono quelle sopravvissute all'edacità del tempo, alle devastazioni degli uomini ed anche alle rovine delle calamità naturali, quali le manomissioni, le asportazioni, le distruzioni ed i saccheggi dei tempi di guerra, nonché le dispersioni dei terremoti, degli incendi e delle inondazioni fluviali.
2. Se si pensa al fatto che nelle Regioni dell'Italia Centrale - Lazio, Umbria, Marche, Romagna, grosso modo dal Garigliano al Po - la Chiesa di Roma e la sua gerarchia - Sacerdoti, Vescovi, Cardinali e Papa - per ben undici secoli, più o meno dall'anno 756, con Papa Stefano II, quando iniziò il "Patrimonio di San Pietro", all'anno 1870, con Papa Pio IX, quando lo "Stato Pontificio" finì, sono stati, oltre che Ministri e Capi della Religione Cattolica, anche Funzionari e Capi del Potere Temporale Ecclesiastico, si può comprendere anche meglio come, nei territori delle suddette Regioni Italiane, gli avvenimenti della vita religiosa e della vita civile delle popolazioni si intersecassero e si compenetrassero vicendevolmente in maniera del tutto particolare, anche se gli avvenimenti del "civile" e gli avvenimenti del "religioso" non potevano soggiacere alla possibilità di confusione né di fusione. Per questo fatto, pertanto, l'Archivio Vescovile di Senigallia è stato "Archivio Ecclesiastico" per gli argomenti religiosi e, contemporaneamente, "Archivio Statale" per gli argomenti civili, cioè statuali, finanziari, giudiziari, scolastici, penali, politici, ecc. nell'ambito dell'intero territorio diocesano, per molti secoli.
Perciò i documenti e i carteggi che vi sono stati raccolti, accumulati e sedimentati, costituiscono una vera riserva o miniera inestimabile di informazioni e di notizie. O, per lo meno, la costituivano fino all'Ottobre 1860, prima che le Marche cadessero sotto le Autorità Regie del Governo di Vittorio Emanuele II, allora Re di Piemonte e Sardegna, in attesa di venir proclamato Re d'Italia, il che avvenne il 17 marzo 1861. Infatti, per quanto riguarda la parte del settore "civile" e del settore "giudiziario", l'Archivio Vescovile di Senigallia, come risulta dai "processi verbali" tuttora esistenti, nei tre giorni dal 16 al 18 ottobre 1860, è stato depauperato, "per asportazione regia forzosa", eseguita dalla "Giusdicenza o Giunta Provvisoria del Governo Regio della Città di Senigallia", di tutta la documentazione, che l'Archivio stesso possedeva e custodiva come propria, per il settore "civile" fin dal 1400, e per il settore "giudiziario" fin dal 1300. Nel giro di tre giorni, nonostante gli atti orali e scritti di "protesta" del Vescovo di Senigallia il Card. Domenico Lucciardi e dei suoi Vicari e Delegati suoi rappresentanti nelle operazioni di registrazione e di cessione forzata, furono consegnati ai "requisitori regii" circa 1.800 volumi di vario contenuto e spessore e circa 400 grossi plichi o fasci di carteggi di "atti civili", ed oltre 150 grossi fasci o plichi di carteggi processuali e più di 200 fascicoli di cause penali nonché una nutrita raccolta di Registri vari e di "atti giudiziari" del Tribunale Ecclesiastico Senigalliese.
3. Ciò nonostante, l'Archivio Vescovile di Senigallia è ancora abbastanza dotato di svariati documenti, sia relativi al "civile" sia relativi, anche se molto meno, al "giudiziario", oltre essere ricchissimo degli innumerevoli documenti e carteggi relativi al settore "religioso".