La legge 6 Luglio 1862, n. 680, che sancì la creazione in ogni provincia del Regno di una Camera di Commercio ed Arti, prevedeva che ciascun organismo venisse istituito con decreto reale, sentito il parere della Deputazione provinciale e del Consiglio del Comune capoluogo. A Cagliari operava fin dal 1804 la Reale Società Agraria ed Economica, voluta dal viceré Carlo Felice e su di essa s'innervò, appunto, la Camera di Commercio.
Il decreto reale che ne attesta il riconoscimento è del 31 agosto 1862, mentre il regolamento risale al 13 novembre. A presiedere la Camera fu chiamato un uomo di spicco, Enrico Serpieri, riminese, esule in Sardegna per aver partecipato ai moti risorgimentali, affermatosi nell'isola come attivo imprenditore nel settore minerario-metallurgico, di idee mazziniane. La Camera si rivelò subito un importante motore per la gracile economia provinciale, vale a dire della provincia territorialmente più vasta d'Italia, scarsamente popolata (come d'altronde tutta la Sardegna), dalle quasi inesistenti vie di comunicazione all'interno e verso l'esterno. In un così vasto campo di questioni da risolvere, l'impegno degli amministratori - eletti direttamente dal ceto imprenditoriale - si concentrò sull'istruzione tecnica, la costruzione della linea da Cagliari a Sassari delle Ferrovie Reali, l'attuazione delle prime opere necessarie per dare un vero volto mercantile al porto di Cagliari. Scarseggiavano però i capitali, e le banche locali navigavano nell'improvv...