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Percorsi tematici

Questa sezione raccoglie una serie di itinerari realizzati dagli Archivi di Stato, dalle Soprintendenze Archivistiche e da Istituti esterni all'Amministrazione archivistica.

Ciascun percorso è corredato da una scheda descrittiva con un rimando al sito dell'Istituto che lo ha realizzato. Offre anche i collegamenti alle risorse archivistiche descritte nel SAN, ai documenti digitali e a una bibliografia. Questi ulteriori strumenti hanno lo scopo non solo di ampliare l'offerta di contenuti ma anche di facilitare l'esplorazione e la conoscenza del patrimonio archivistico.

L'utente viene guidato in itinerari di ricerca tra le fonti degli Istituti archivistici. I percorsi tematici, senza la pretesa di essere esaustivi, rispondono all'esigenza di suggerire una possibile via interpretativa che permetta di orientarsi allinterno di una determinata materia.

 
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Descrizione

  

 
            In un primo momento negli Studios di Hal Roach, data l’incognita, assai grave, dell’indice di gradimento dei due comici in veste «parlante» anziché «muta» da parte pubblico, e poiché molti cinema non erano ancora dotati della nuova tecnologia, si giunse ad una soluzione di compromesso: dalle prime comiche sonore venivano ricavate delle rispettive versioni mute, eliminandone la traccia audio ed inserendovi frequenti cartelli con lunghi dialoghi. A partire, poi, dal 1930 il sonoro si affermò in modo deciso e preponderante. E, dallo stesso anno, le comiche di Stanlio e Ollio furono accompagnate da una musichetta che divenne a sua volta così celebre da essere usata, come accompagnamento o presentazione, quando tutte le comiche mute furono sonorizzate con accompagnamento musicale e rumori.
            La celebre musichetta si chiama «The Coo Coo Song» ed è opera di un musicista e, all’occasione attore degli Studi Hal Roach, Marvin Hatley, e sarebbe originariamente stata usata come sigla di una programma radiofonico musicale. Certo è che Hatley, con il suo «jingle» contribuì molto ad accrescere il successo dei due.
            Il primo film sonoro della loro carriera, girato nel 1929, si intitolava «Unaccustomed As We Are», che significa letteralmente «Non abituati come siamo», e che può benissimo essere completato nel modo seguente: «Non abituati come siamo a parlare in pubblico», Unaccustomed as we are to public speaking!
            Ma un problema si pose subito, in quegli anni che non conoscevano ancora il doppiaggio e tanto meno i sottotitoli. Come trasmettere in altre lingue la comicità di Stanlio e Ollio? Ai tempi del muto ci si limitava a tradurre i cartelli, a sostituirli e ad esportare quelle che costituivano così versioni per l’estero pronte all’uso, ma qui bisognava affrontare una situazione ben più complessa. Con l’avvento del sonoro si prospettò per Hollywood il rischio di perdere la distribuzione lucrosa dei film in tutti i paesi che non parlavano la lingua inglese, salvo trovare nuovi sistemi di comunicazione verbale. La Metro Goldwyn Mayer, che distribuiva per Hal Roach i film dei nostri due comici, aveva fatto un eccellente lavoro di pubblicità ai due anche all’estero, e rinunciare a quell’ampia porzione di pubblico sembrava impensabile.
            Il dilemma fu risolto in maniera pioneristica, ma allo stesso tempo stravagante ed efficace, da Hal Roach: per un certo periodo di tempo, le comiche di Laurel e Hardy, e quelle degli altri noti comici della compagnia, ossia Harry Langdon, Charley Chase e il gruppo di bambini chiamati “Piccole canaglie”, vennero rigirate più volte, scena per scena, in differenti lingue: francese,  tedesco, italiano, ma soprattutto spagnolo. Dovendo lavorare in quattro lingue per girare i loro film, Stanlio e Ollio fondarono negli studi di Hal Roach una sorta di associazione, «La risata poliglotta», di cui divennero presidenti onorari.
            Il film veniva dapprima girato nella lingua madre (inglese/americano), mostrato al pubblico nelle cosiddettepreview, e una volta completato il montaggio definitivo, entravano in scena quattro interpreti: un francese, uno spagnolo, un tedesco ed un italiano, i quali traducevano il testo ed ingaggiavano un diverso cast per ciascuna versione, ad eccezione, ovviamente, di Laurel e Hardy e degli altri attori principali come James Finlayson, Edgar Kennedy, etc.
            L’interprete leggeva a Stanlio e Ollio ogni battuta parola per parola, e i due la scrivevano su una lavagna nel modo in cui la percepivano all’udito (as it sounded to us, ebbe a dire Stan Laurel), quindi secondo il sistema fonetico. Tali lavagne venivano posizionate alle spalle di ognuno dei due attori, appena fuori del raggio delle telecamere, in modo che essi non trovassero difficoltà a pronunciare le battute di dialogo nelle diverse lingue: in alcune scene si notano chiaramente gli occhi di Stan e Ollie che cercano a stento le parole sui cartelli fonetici.
Trovandosi ad affrontare lingue sconosciute, nonostante il supporto degli assistenti di dizione «straniera», capitava loro di sbagliare gli accenti delle parole, o, nel caso del francese, soprattutto, di non riuscire a pronunziare correttamente la erre, per esempio, né certi dittonghi. L’effetto, però, degli errori di pronunzia di Laurel e Hardy sugli spettatori stranieri cui erano destinati risultava straordinariamente esilarante. I loro maestri di dizione straniera ebbero il merito di capire (fu un caso o una trovata felice?) che gli errori di pronuncia dei due sarebbero stati la chiave del loro successo all’estero.
            Ovviamente queste versioni multiple in lingua straniera comportavano un processo assai dispendioso, sia in termini di elevati costi di produzione che in termini di personale aggiuntivo, dai traduttori agli assistenti di dizione, per cui questo esperimento durò soltanto poco più di un anno: dal 1932 l’invenzione e la pratica della post-sincronizzazione permise il doppiaggio di Laurel e Hardy. Ma in quel breve periodo che va dalla fine del 1929 al principio del 1932, i vari pubblici stranieri si abituarono ai bizzarri accenti dei nostri Eroi, e quando si iniziò a doppiarli, almeno nei paesi che avevano beneficiato di quelle prime stravaganti versioni, si mantennero gli accenti altrettanto stravaganti che erano tanto piaciuti al pubblico.
 
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