Al XIII secolo risale una prima traccia di una presenza ebraica, rafforzata in seguito nel 1598 con l’erezione della città di Modena a capitale del ducato estense. Nel 1635 Francesco I li obbligò a risiedere nel ghetto, mettendo in secondo piano la tradizionale tolleranza esercitata nei confronti degli ebrei dalla casa d'Este. Fu così che prese forma una prima comunità ebraica che, strettamente sottoposta al controllo ducale, era responsabile dell'esecuzione dei provvedimenti ducali, compresa l'esazione delle tasse. Nel periodo napoleonico ,durante la quale gli ebrei modenesi videro riconosciuta l'uguaglianza civile e la libertà di culto, con il ritorno degli austro-estensi si riconfermò la situazione di non tolleranza. Si formò in proposito una comunità, formata dagli ebrei residenti nel territorio modenese che prese il nome di Azienda Ebraica (1814-1852) e l’Azienda Israelitica. Con la cosiddetta Legge Rattazzi sulle Università israelitiche fu costituita anche a Modena un’università, trasformata in Comunità nel 1930. Le leggi razziali del 1938 e le persecuzioni nazifasciste durante la guerra si abbatterono sulla Comunità sconvolgendone la vita e indebolendone l'attività, che riprese all'indomani della Liberazione.
L'Archivio, conservato presso la Sinagoga di Piazza Mazzini, conta circa 1200 unità archivistiche fra buste e registri dagli inizi del sec. XVII al 2007, oltre a un fondo musicale di circa 300 fascicoli e contiene non solo la documentazione prodotta dai vari organi e uffici succedutisi nel corso del tempo, ma anche una serie di fondi prodotti da vari enti ed organizzazioni ebraici da quelle che si occupavano della formazione dei giovani - Asilo Infantile Israelitico, Pio Istituto Israelitico d'Istruzione, Legato Dr. Vittorio Castelfranco - a quelle dedite all'assistenza ai bisognosi Compagnia Israelitica di Misericordia Donne Sohed Kolim, Compagnia Misericordia Uomini, Compagnia Malbisc Arumim, Compagnia Asmored Aboker, Legato Flaminio Nacmani, Comitato Israelitico di Beneficenza, che gestì parte di queste istituzioni fra il XIX ed il XX secolo.
Comunità ebraica di Bologna
A partire dal XV secolo la presenza ebraica fu fiorente riducendosi drasticamente nel corso della Controriforma , dovuta all’emanazione di alcune bolle papali che nel 1593 causarono alla definitiva espulsione degli ebrei dalla città.
L’Unità d’Italia con il riconoscimento dei diritti e delle libertà del culto ebraico costituì nel 1864 la fondazione dell’Associazione Volontaria Israelitica e in seguito l’Opera del Tempio Israelitico di Bologna.
Nel 1928 ci fu la trasformazione della Associazione Volontaria in Università Israelitica, secondo la legge Rattazzi, diventando Comunità dopo due anni.
La deportazione e la morte di 84 ebrei bolognesi causate dalle azioni nazifasciste e dalle leggi razziali indebolirono fortemente la vita e l’attività dell’intera comunità, che successivamente alla Liberazione portò alla ripresa e nel 1954 fu anche inaugurato il nuovo Tempio distrutto dal bombardamento avvenuto nel 1944.
Gli archivi oggi conservati dalla Comunità ebraica di Bologna riflettono sostanzialmente con fedeltà le vicende storico-istituzionali delle sue strutture ed articolazioni e di quelle degli organismi che l'hanno preceduta a partire dall'Associazione Volontaria Israelitica (1864-1929) e dall'Opera del Tempio Israelitico. Ad essi si affiancano nuclei di documentazione prodotta da enti e organizzazioni ebraiche come la Beneficenza Pia Cavalieri (1910-1943), la Scuola Media Israelitica (1938-1943), attivata a seguito dell'esclusione degli studenti ebrei dalle scuole pubbliche in applicazione delle leggi persecutorie antisemite del regime fascista, compresi quelli specificamente rivolti al sostegno dell'emigrazione sionista (Comitato di assistenza per gli Ebrei in Italia, 1930-1942; Comitato italiano di assistenza agli emigranti Ebrei, 1931-1938; Sottoscrizione pro-ebrei tedeschi, 1933-1936).
Comunità ebraica di Ferrara
Fin dal Medioevo Ferrara ha conosciuto una presenza ebraica consistente e significativa. Nel corso del secolo XVI la Comunità , per la politica di tolleranza dei Duchi d’Este, ebbe un notevole sviluppo demografico, economico e intellettuale. Tale situazione mutò profondamente nel 1598 con la devoluzione alla Santa Sede della casa d’Este, dove fu attuata una continua discriminazione dalla Chiesa che culminò nel 1627 con la creazione del ghetto. Durante l’Unità d’Italia e con l’emanazione della legge Rattazzi anche a Ferrara fu istituita una importante Università israelitica(che divenne Comunità nel 1930, assorbendo anche quella di Lugo di Romagna) e nel 1863 si tenne il primo convegno della comunità israelitiche italiane. La piena integrazione degli ebrei in quel periodo fu testimoniata dalla loro presenza nell’amministrazione della città raggiungendo i suoi massimi livelli come nel caso di Renzo Ravenna, amico di Italo Balbo, potestà dal 1926, allontanato dalla carica soltanto al seguito delle leggi razziali. Negli anni 1943-45 fu sconvolta la vita e l’attività della Comunità, dove non solo vennero sistematicamente spogliati dei propri beni ma pagarono con la vita, circa un centinaio, la politica di sterminio nazista. Le vicende di quel periodo hanno colpito pesantemente anche l’archivio , che nel 1944 subì atti di saccheggio e vandalismo di cui furono oggetto la Sinagoga e la Comunità stessa. Pertanto ad oggi, a parte pochi nuclei residui dell’archivio storico che fino a quel momento testimoniavano la presenza e l’attività della comunità ebraica ferrarese nei secoli precedenti, la documentazione organicamente conservata è quella prodotta dopo la Seconda guerra mondiale a partire dalle serie relative alla Confisca dei beni della Comunità israelitica (1883-1949) e alla Ricostituzione del patrimonio della Comunità (1945-1955). Si sono invece conservati in maniera relativamente più continuativa gli archivi aggregati delle istituzioni educative e assistenziali quali ad esempio quello dell'Ospizio marino israelitico italiano Lazzaro Levi (1917-1939) e quelli del Legato Federico Zamorani (1933-1941) dell'Ospizio israelitico per anziani Anna Cavalieri Sanguinetti (1942-1944).
Comunità ebraica di Parma
Alla fine del XIII e all’inizio del XIV secolo risalgono le prime testimonianze di presenze ebraiche che nel corso degli anni godettero di relativa tranquillità sotto la protezione dei Visconti e degli Sforza , esercitando l’arte medica, il commercio e il prestito fino al sorgere di nuovi fermenti antisemiti. Il Duca Ottavio Farnese nel 1562 concesse loro di stabilirsi esclusivamente in sedici località del ducato che nel 1574 furono ridotte a sette.
L’estensione massima del pieno godimento dei diritti civili e politici per gli ebrei parmensi giunse con lo Statuto Albertino nel 1848, con l’annessione di Parma allo Stato Sardo( 1859-1860). Fu costituita nel 1865 la Libera Società israelitica con adesione volontaria, al contrario di quanto prevedeva la legge del 1857 sugli ordinamenti amministrativi ed economici del culto israelitico negli Stati Sardi. Ad oggi gli iscritti della Comunità di Parma sono ridotti di numero a causa delle persecuzioni razziali della seconda guerra mondiale e le emigrazioni di diversi membri, divenendo così una tra le più piccole in tutta Italia.
L'Archivio della Comunità ebraica di Parma si conserva nello stesso immobile che ospita dal 1866 la Sinagoga cittadina. La sua consistenza è circa di duecento unità archivistiche, in gran parte registri contabili e fascicoli, di carteggio amministrativo che coprono un arco cronologico di oltre due secoli a partire dal 1749. L'archivio ha subito danni e dispersioni a seguito delle asportazioni da parte delle autorità nazi-fasciste. In esso sono anche confluite sette buste di documentazione, relative all'Università israelitica e alla Comunità di Fiorenzuola d'Arda (PC), estinta nel 1984.
Campo di concentramento di Fossoli
Nel 1996 nasce la
Fondazione ex campo Fossoli con lo scopo di testimoniare e diffondere la memoria storica e gli eventi ad esso riconducibili, tramite la conservazione e la valorizzazione del Campo di Fossoli, del Museo monumento al deportato, la promozione della ricerca documentaria sulle sue diverse fasi di attività e gli interventi culturali, scientifici e didattici.
La storia del Campo di Fossili risale al 1942, anno della sua prima attività come campo per prigionieri di guerra. Dopo esser stato occupato dai tedeschi e a seguito dell’inasprimento della politica razziale e della nascita della Repubblica sociale italiana, esso fu trasformato nel 1943 in campo di concentramento speciale per gli ebrei catturati nel territorio italiano controllato dalla RSI e destinati alla deportazione. Le SS occuparono il Campo Nuovo nel 1944 e fu utilizzato per la polizia e per il transito di deportati politici e razziali mentre il Campo Vecchio rimase sotto il controllo della Questura di Modena. A causa delle azioni partigiane e dell’avanzare del fronte la gestione del campo divenne più problematico e fu evacuato e infine trasferito nel campo di Gries nei pressi di Bolzano. Il Campo Nuovo invece rimase sotto l’autorità tedesca e venne utilizzato come zona di transito per la manodopera coatta finché non venne abbandonata definitivamente alla fine della guerra. Nel 1947 fu adoperato come luogo di permanenza per i profughi stranieri, tra cui ebrei reduci dai campi esponenti dei passati regimi, in attesa di essere identificati e rimpatriati, gestiti dalle forze della polizia e da ex partigiani.
Il patrimonio documentario del campo (registri e atti) è andata quasi tutta distrutta o perduta. La reperibilità della documentazione su Fossoli è perciò posta come problema fondamentale e, di fronte alla lacunosità delle carte fino ad ora conosciute e usate, è nata la necessità di individuare nuove fonti allargando l'orizzonte delle ricerche e la realizzazione di un progetto di recupero in modo sistematico negli archivi del territorio allo scopo di identificare fondi e nuclei documentari importanti per l'indagine storica del campo nel periodo bellico. Questa ricognizione consente in tal modo di ampliare la conoscenza e il ruolo nella storia locale, nazionale e internazionale del campo di Fossoli.
- l ‘Archivio della Fondazione Fossoli
- l’Archivio Focherini
- l’Archivio comunale di Carpi
- l’Archivio dell’Istituto storico per la resistenza di Modena e l’allestimento della mostra nazionale dei lager nazisti
- l’Archivio dell’Associazione nazionale combattenti reduci di Modena
- Archivio della Curia di Carpi
- Riordino e inventariazione della documentazione della Cooperativa muratori e braccianti di Carpi e allestimento del Museo monumento al deportato politico e razziale.
- Centro di ricerca etnografica di Carpi ( Fondo fotografico Gasparini e Fondo don Gualdi)
- Inventariazione del nucleo documentario di interviste e testimonianze a partigiani e protagonisti della vita carpigiana.
- Cassa di risparmio di Carpi. Ricognizione finalizzata a individuare documentazione relativa al campo.
- Catalogazione delle singole fotografie relative all'Ex campo di Fossoli per il periodo 1942-1945.
Al fine di individuare documentazione relativa al campo di Fossoli sono analizzati anche i seguenti archivi già dotati di affidabili strumenti di ricerca: Prefettura e Questura (Archivio di Stato di Modena); Ospedale di Carpi; Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, Banca popolare di Modena, Guardia nazionale repubblicana e Bruno Messerotti (Istituto storico per la Resistenza di Modena).
Formiggini Angelo Fortunato
Angelo Fortunato Formiggini (1878-1938) editore modenese, personaggio di straordinaria caratura e rilevanza, si suicidò gettandosi dalla Ghirlandina, la torre campanaria del Duomo di Modena, al primo comparire delle leggi razziali. Amante del libro e della cultura, ha dedicato tutta la sua vita alla diffusione della cultura. I due più importanti progetti della sua attività editoriale sono la pubblicazione dei Classici del Ridere, collana che dal 1912 al 1938 vedrà l'uscita di ben 105 titoli e l'idea di istituire una Biblioteca circolante (inaugurata a Palazzo Doria sede della casa editrice il primo aprile 1922), con la quale mise a disposizione di una classe medio - colta la produzione letteraria italiana e straniera contemporanea che la casa editrice riceveva per la recensione.
Il progetto di riordino e d ’inventariazione analitica dell'archivio della famiglia Formiggini comprende anche l'archivio di Angelo Fortunato e della moglie (secc. XVII-XX) ,dell'editore e del fondo Casa editrice Formiggini conservati presso la Biblioteca Estense di Modena, quest'ultimo con il contributo della Fondazione della Cassa di risparmio di Modena nell'ambito del
Progetto ArchiviaMO.
Villa Emma
Nel 2002 è stata costituita la
” Fondazione Villa Emma ragazzi ebrei salvati “ su iniziativa del Comune di Nonantola della Provincia e del Comune di Modena, dell’Istituto storico della resistenza di Modena, della Parrocchia di Nonantola, della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia e della Cooperativa nuovi tempi srl.
Villa Emma è stata protagonista durante il periodo bellico di molte vite di ragazze e ragazzi ebrei profughi dalla Germania, dall’Austria e dalla Jugoslavia che soggiornarono a Nonantola presso la villa ottocentesca tra il 1942 e il 1943. L’organizzazione che mise a disposizione l’alloggio era la DELASEM che aveva lo scopo di aiutare profughi ebrei in gran parte orfani , i cui padri erano morti nei campi di concentramento di Sachsenhausen e di Buchenwald, e i cui fratelli, sorelle e madri erano stati deportati nella Polonia occupata e lì sterminati. Oltre che alla loro educazione si provvide ad avviarli ai lavori agricoli e artigianali, allo scopo di prepararli all'immigrazione in Palestina. Il rischio di deportazione e morte si fece incombente durante l’occupazione nazista dell’Italia e ci fu il trasferimento dei ragazzi e i loro accompagnatori all’interno del Seminario della Chiesa abbaziale e presso le famiglie di contadini, agricoltori e commercianti del luogo. Grazie a personaggi come Don Arrigo Beccarti e il dottor Giuseppe Moreali e l’aiuto di diversi cittadini fu organizzata la fuga definitiva in Svizzera. Si salvarono tutti tranne uno e molti di loro, alla fine della guerra, andarono a vivere in Israele dove tutt’ora risiedono.
Il professor Klaus Voigt, studioso dell’emigrazione ebraica in Italia durante il periodo delle persecuzioni naziste, nel 1997 condusse una approfondita ricerca sulla storia di Villa Emma. Il lavoro svolto presso gli archivi di vari paesi europei e in Israele, produsse un saggio edito in Germania e in Italia dal titolo "Villa Emma. Ragazzi ebrei in fuga. 1940-1945". Grazie a questo studio l’episodio di Villa Emma è stato compreso nel più ampio contesto dell’esilio ebraico in Europa e in Italia.
Un progetto di riordino, inventariazione e catalogazione è stato effettuato per il fondo Villa Emma insieme alla catalogazione del fondo fotografico (1000 fotografie).
Documentazione ebraica presso l'Archivio di Stato di Modena
Il cosiddetto "Archivio per materie" dell'Archivio segreto estense, conservato presso l'Archivio di Stato di Modena, comprende due categorie denominate rispettivamente "Banche e banchieri" e "Ebrei" (secc. XV-XVIII), nelle quali è stata fatta confluire, secondo le tipiche modalità di riordinamento tematico degli archivi sette-ottocenteschi, la documentazione a vario titolo acquisita dalla Cancelleria estense. In particolare la categoria "Ebrei" conserva processi ;memoriali ; documenti e pergamene relative a varie famiglie (si segnalano, fra le altre, le famiglie Norsa, Segre, Sanguineti); capitoli, privilegi, grida, documentazione relativa al ghetto, alla sinagoga, all'Università degli ebrei, rogiti ecc. .
Inoltre buste di "Causae hebreorum" (1599-1670) sono conservate nel fondo Tribunale dell'inquisizione di Modena (1275-1789).
Il riordinamento della documentazione si propone di recuperare i nessi originali fra la documentazione dispersa nelle due categorie del cosiddetto "Archivio per materie", nonché di fornire una descrizione analitica della documentazione. Inoltre nell’ambito del progetto
ArchiviaMo, è stata redatta e pubblicata sul web gli inventari delle tre serie.