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Mensa vescovile, sec. XI - - Ente [Profilo Istituzionale]

 

Tipologia

Ente

 

Forma autorizzata del nome

Mensa vescovile, sec. XI -  Linked Open Data: san.cat.sogP.12858

 

Data di esistenza

sec. XI -

 

Descrizione

La mensa del vescovo è il patrimonio (mobiliare e immobiliare) che egli ha a disposizione per il mantenimento della propria persona e di coloro che sono al suo servizio. Una frazione delle rendite ecclesiastiche destinata a tale scopo (portio episcopi) è citata già in un decreto di papa Gelasio (494). Il termine entrò però in uso soprattutto dal momento in cui il patrimonio della Chiesa cattedrale fu diviso tra due mense, quella capitolare e quella vescovile, ognuna con gestione propria (in un momento non sempre esattamente determinabile, ma che generalmente si colloca tra XI e XII secolo). Al vescovo potevano appartenere anche poteri temporali (di giurisdizione) che però, almeno in area italiana, furono generalmente erosi già nella prima in età comunale: a partire dal tardo medioevo questi rimasero quasi sempre pure petizioni di principio. La mensa vescovile si compose allora soprattutto di diritti di natura economica (beni fondiari), che furono analogamente oggetto di assalti ed erosioni, ma rimasero a lungo particolarmente consistenti (riepiloghi, inventari, ricognizioni, atti processuali affollano gli archivi, dando conto della consistenza del patrimonio e delle modalità di gestione e di difesa). Le rendite della mensa erano molto ambite, per quanto fossero gravate anche da pesanti oneri da parte della curia papale e anche degli Stati regionali e nazionali (spesso con la motivazione della crociata o della guerra contro i turchi). Una parte rilevante degli introiti d...

 

Sistema aderente

SIUSA. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.

 

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